Occupandoci di donne che subiscono violenza in tutte le sue forme, cerchiamo di fare analisi sugli scenari che il momento contemporaneo ci offre. Non possiamo fare a meno di soffermarci sul caso accaduto lo scorso 14 giugno a discapito della nigeriana Ester Johnson, uccisa (non si sa da chi) con sette colpi di pistola nella nostra città, o meglio non possiamo non soffermarci sulle varie iniziative organizzate in sua “memoria”.
Ci chiediamo: perché spostare la discussione solo sulla prostituzione e sull’esigenza di “di porre un freno alla domanda di prostituzione”? Ester è vittima di femminicidio, morta per mano di un uomo tutt’ora libero e anonimo, che molto probabilmente non avrà mai un’identità.
Perché parlare di decoro urbano, prostituzione e tratta se prima non si analizza il caso come mero episodio di femminicidio? Ester è morta solo perché straniera vittima di tratta, costretta alla prostituzione in un angolo della città abbandonato? O in quanto donna?
La morte di Sara Di Pietrantonio, la studentessa romana di 22 anni strangolata e poi bruciata dal suo ex fidanzato, suscitò molto clamore tra i media e non solo, per Ester pochi articoli, indagini quasi a zero e si realizzano più iniziative possibili per farlo sembrare ormai “roba del passato”: che importa sapere il responsabile, in fondo era una prostituta, molti avranno pensato “se l’è cercata”. L’importate è ricordare che era una prostituta e che come lei molte altre occupano le panchine della città.
Da gennaio 2015, dati di Telefono Rosa, almeno 8.856 donne sono state vittime di violenza e 1.261 di stalking. Ed è solo la punta dell’iceberg, visto che il 90% delle donne non denuncia.
Aprire uno spazio di discussione laico sulla violenza di genere è improrogabile, mettere etichette spostando gli orizzonti dell’avvenimento significa non affrontare realmente il problema.
VERITÀ PER ESTER!