Giornata contro l’omofobia. In Italia ancora molto da fare

Il 17 maggio è la giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, data istituita dalle Nazioni Unite e scelta non a caso. Il 17 maggio del 1990, infatti, l’omosessualità viene rimossa dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che inizia a definirla come “una variante naturale del comportamento umano”.

Nel 2007, l’Unione Europea ha istituito ufficialmente la giornata contro l’omofobia sul suo territorio. Nella Risoluzione del Parlamento Europeo sull’omofobia in Europa, datata 2017, il Parlamento ribadisce l’invito agli Stati membri “a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso”.

Anche quest’anno pochi giorni prima di questa data è arrivato il rapporto di ILGA Europe che annualmente fotografa il livello di tutela dei diritti umani per le persone LGBTQI+ in Europa.

La cartina che ci viene restituita ci mostra un’Italia fanalino di coda in Europa.

Su 49 Paesi presi in esame il nostro occupa la 34esima posizione, scendendo giù di un gradino rispetto all’anno precedente.

Una posizione che lo rende molto più vicino alla Russia di Putin e alla Turchia di Erdogan che agli altri Stati europei. All’interno dell’Unione Europea, l’Italia è 22esima su 27 Paesi.

Nella sua indagine ILGA-Europe si basa su 74 indicatori, suddivisi in sette macro-temi: uguaglianza e non discriminazione; famiglia; crimini d’odio e incitamento all’odio; riconoscimento legale del genere; integrità corporea intersex; spazio della società civile; richieste d’asilo.

A penalizzare l’Italia sono l’assenza di una legge contro l’omotransfobia e del matrimonio egualitario con la conseguente impossibilità di riconoscimento dei figli nati da famiglie omogenitoriali.

Pesa ma non stupisce quest’anno, come hanno rilevato alcune associazioni, il fatto che non sia stata inviata nessuna circolare alle scuole da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito, contravvenendo così alle direttive e alle raccomandazioni dell’Unione Europea.

In questo quadro globale, l’omofobia continua a fare vittime.

Secondo il progetto Cronache di ordinaria omofobia, da aprile 2022 a marzo 2023 si sono verificati in Italia 115 episodi di omofobia, l’ultimo lo scorso 26 marzo quando a Rimini, fuori ad una discoteca, un 24enne è stato picchiato fino a fratturargli il setto nasale per aver baciato un amico. Strada e tempo libero risultano essere gli ambienti in cui gli episodi omofobi si verificano più frequentemente.

Se da parte del governo risposte e leggi in merito tardano ad arrivare, è necessario partire proprio dalle strade e dai contesti di vita quotidiana.

Sportelli d’ascolto, iniziative di sensibilizzazione nelle scuole di ogni ordine e grado, gruppi per le famiglie, case rifugio per persone LGBT+ che subiscono discriminazioni in famiglia o che spesso si trovano senza un lavoro per motivi legati all’orientamento sessuale o all’identità di genere, sono solo alcuni degli interventi che possono essere messi in campo per un lavoro che sia innanzitutto culturale e che punti a costruire un clima accogliente nelle nostre comunità.

Approfondimento a di cura di Giulia Tesauro