I cani. Approfondimento

La realizzazione di uno spettacolo dal vivo è un procedimento complesso, presuppone uno sforzo creativo comune e il concorso di molte e differenti professionalità. L’apporto di ogni persona coinvolta è indispensabile dell’obiettivo finale. Un vero e proprio lavoro di gruppo. Ed è proprio questo procedimento che si è innescato per la produzione de “I cani”.

Un progetto autoprodotto e autofinanziato grazie a tante collaborazioni e al sostegno di molte persone. Come afferma la regista Linda Ocone:

i-cani-003--leone-valentina‹‹Uno spettacolo  teatrale è un insieme di elementi. È linguaggio polisemico. La scrittura può essere il punto di partenza, ma il racconto si dipana attraverso altri linguaggi, tutti fondamentali a rendere il patos. Un gesto, un suono, la scenografia, luci giuste, SONO LINGUAGGIO. Raccontano come il testo, riportano con eguale forza sentimenti e sfumature.

Per questo ho chiesto a Luigi Buonaguro di comporre la canzone “Rosa”, come parte integrante del racconto. Parole e melodia racchiudono in soli tre minuti l’anima dello spettacolo.  All’uscita della protagonista  lo spettatore rivive, come in un film, la storia ascoltata e sale l’emozione,  la commozione prende il sopravvento fino all’applauso che diventa una restituzione delle suggestioni provate.

Così il quadro di Stella Tasca. Racconta il background della protagonista. In una scenografia, gli elementi fondanti devono essere riconoscibili, devono parlare. Il quadro rappresenta una madonna con bambina,che imbraccia un arma. È un opera forte, che da sola rivela la devozione dei napoletani a santi e madonne, parte del loro dna, e la durezza dei contesti armati.  Infine i gesti di Grazia Ocone, delicati, accompagnano il racconto in un silenzio narrativo che rafforza la parola.

Concepito come un corto teatrale scritto e interpretato da Alda Parrella, “I cani” è la storia tratta da eventi realmente accaduti a Napoli tra gli anni settanta e novanta, racconta di Rosa che, diventata orfana di madre, viene cresciuta da una vicina, la signora Titina, l’ unica che cercherà di salvarla da una vita obbligata. Notata da un piccolo boss di quartiere da ragazzina, ne diventa la moglie. Ciro è bello, è ricco, rispettato nel quartiere e alla giovane non resta che vivere quella vita, senza sceglierla. Fino a quando Rosa non trova il coraggio di “essere felice”, di liberarsi dagli obblighi, di vivere il suo vero amore. E come ogni scelta coraggiosa ci sono delle conseguenze, le puoi ingannare, ma prima o poi si devono affrontare.

 

i-cani-002--leone-valentina‹‹Portare in scena la  storia di una donna che ammazza il marito può sembrare strano se prodotto dall’ associazione di promozione sociale Exit Strategy, che da anni contrasta la violenza sulle donne››, ci racconta l’autrice/attrice Alda Parrella:

‹‹Ma se siamo riuscite a far arrivare il sottotesto si comprende che la vita della protagonista è una vita condizionata da un tipo di violenza che definirei in una parola “culturale“.

Ci sono ambienti nei quali l’amore e l’amicizia perdono il loro valore reale e diventano codici di comportamento all’interno dei quali i ruoli sono imprescindibili ed uscirne diventa impossibile. Rosa è inchiodata nel suo ruolo di moglie, deciso quando è una ragazzina e quando scopre la bellezza dell’amore decide di non lasciarselo scappare commettendo un crimine che nel suo ambiente è ritenuto quasi la normalità. Quella normalità di vivere con un’arma in casa ed essere pedinata continuamente da  qualcuno che segue ogni tua mossa. Uscire da questa situazione, scegliere la propria felicità, vuol dire per Rosa passare per un omicidio e poi farsi ammazzare. Probabilmente se le donne non fossero costrette a scegliere secondo i desideri di altri potrebbero essere più felici››.

Linda Ocone, responsabile ultimo di tutte le scelte artistiche, ha curato i dettagli che hanno caratterizzato la piecè, aggiunge:

‹‹Questo testo non ha una sola lettura, ma molte. È una riduzione di un racconto, in cui diverse storie si intrecciano. La storia di Napoli, con i suoi quartieri, la sua realtà, le sue criticità,in un lasso temporale che va dagli anni ‘70 fino al 1990, una connotazione temporale e di luogo ben precisa, che ci riporta agli anni difficili post ‘68, con  scontri di potere tra camorristi e movimenti politici. La narrazione si snoda poi attraverso il ricordo dei protagonisti che rivivono con parole,  comportamenti e intrecci.

Il rapporto tra Rosa e Titina, l’anziana signora che accoglie maternamente la bambina orfana di madre. Il rapporto tra Rosa e Ciro, il piccolo boss di quartiere che la sceglie ancora adolescente e la conduce verso un destino obbligato. Il legame con Giovanni, che stravolge gli equilibri precostituiti all’interno di una realtà, che sembra l’unica possibile. Il rapporto con il suo aguzzino, Nando, che è l’ombra di Rosa della quale poi  è segretamente innamorato. E su tutto regna l’autodeterminazione della protagonista, che sceglie consapevolmente l’amore, la libertà, la morte. Vive il suo destino.

i-cani-001--leone-valentinaUn  testo che non propone giudizi, non racconta la violenza di genere in senso stretto, narra piuttosto di una cultura dove le cose vanno in un certo modo e uscire dagli schemi è quasi impossibile. Rosa non è obbligata a sposare Ciro, ma le sembra l’unica realtà possibile, e la violenza è piuttosto l’ impossibilità di fare diversamente, e che la porta a uccidere Ciro, come unica opportunità per la sua felicità.

La cultura è l’unico strumento che ci rende liberi davvero››.

Approfondimento a cura di Valentina Leone